Alberto Bona: le emozioni della Transat CIC
“Sono partito per la Transat CIC, Ostar nei ricordi di tutti, con enorme riverenza, una storia mitica, con la quale sono cresciuto. Questa regata è considerata la regina delle traversate, con oltre 3.000 miglia di percorso e una rotta a nord, dove venti e correnti sono contrari. Una delle poche oceaniche veramente internazionali, perché fuori dai circuiti prettamente francesi”.
Sono le parole di Alberto Bona due giorni dopo l’arrivo, quando è tempo di analizzare la regata. “Non sono partito per arrivare quinto, questo è chiaro, ma bisogna saper accettare questo risultato, soprattutto in una regata così difficile, alla quale da ragazzo non avrei mai pensato di poter partecipare, con un Class40 di ultima generazione. Devo dire che ero molto emozionato e mi sono preparato tantissimo, forse troppo, e questo può essere mi abbia tolto un po’ di energia”.
Analizzare un quinto posto è complesso. Da un lato la giusta soddisfazione per essere arrivato in fondo, avendo portato il Class40 IBSA – come dice Alberto – dall’altra parte; dall’altro la consapevolezza di un rendimento a luci e ombre. “Le cose non sono andate come previsto, ci siamo preparati per una navigazione che tecnicamente poteva portarci per due settimane in andatura di bolina e poi, invece, abbiamo navigato tanto di poppa, anche in condizioni difficili, lungo quella linea di equilibrio tra massima performance e sopravvivenza. La regata nei fatti è stata completamente diversa da come l’avevamo preparata”.
A incidere, e non poco, anche il danno subito allo scafo: “A un certo punto, dopo la seconda depressione, ho sentito che, quando navigavo a mure a sinistra di poppa la barca faceva un rumore diverso. Per qualche ora mi sono illuso che fosse la distribuzione dei pesi, ma poi è diventato chiaro che la barca aveva qualcosa che non andava”. Un danno che ha rallentato Alberto Bona nei bordi mure a sinistra e lo ha reso più cauto. “Un problema sicuramente più grande di quanto mi aspettassi, che ora richiede di ritornare in cantiere per i lavori di ripristino. Ma siamo in tempo e faremo tutto nel migliore dei modi”.
Manca ancora l’epilogo, quel giudizio finale dello skipper, notoriamente molto severo con sé stesso: “Sono ancora contento della mia prestazione – conclude Alberto Bona – alla fine questa Transat CIC è stata più avventura che regata, ho visto davvero tanti cetacei, mi sono misurato con me stesso e ho vissuto una grande esperienza in mare, con condizioni meteo, in alcuni momenti, che non avevo mai vissuto. Quindi sì, il bilancio è positivo. Ora pensiamo alla prossima regata, che sarà bellissima”.
Appuntamento quindi alla linea di partenza il 30 giugno, lungo il fiume San Lorenzo, con la Québec Saint-Malo. Arrivederci in Canada!