Sono da poco passate le 16.30 del 15 luglio, quando Alberto Bona, Luca Rosetti e Pablo Santurde del Arco tagliano in sesta posizione il traguardo della Transat Québec Saint-Malo. Nella classifica ufficiale, tuttavia, chiudono la regata al settimo posto per effetto della compensazione che va di diritto allo scafo E. Leclerc – Ville La Grand di Antoine Magré, andato in soccorso di Acrobatica e del team di Alberto Riva, naufragato lo scorso 9 luglio.
Meno di due ore prima dell’arrivo, un vento da Sud si è alzato a Saint-Malo, spolverando la diga foranea del porto, assiepata di persone per seguire dal vivo il taglio del traguardo, e obbligando gli equipaggi, dopo 2800 miglia di navigazione, a incedere di bolina stretta lungo la costa bretone, tra scogli e fari.
Il Class40 IBSA taglia il traguardo, e subito a bordo esplode un triplice abbraccio, a coronamento di una regata difficilissima e di un ottimo clima tra i tre velisti, che da subito – racconteranno più tardi – hanno saputo fare squadra.
Ci vorranno ancora due ore e tre acquazzoni per far sbloccare le chiuse, rientrare in porto, toccare terra e poter finalmente riabbracciare i tre velisti stanchi, ma soddisfatti di aver realizzato una grande impresa. “Una regata molto difficile e per molti versi inedita – racconta Alberto Bona – abbiamo dovuto inseguire molto, siamo stati sempre in partita, concentrati e determinati a non lasciare che una scelta rischiosa come quella di andare a Nord ci tenesse in ostaggio”.
Il Grande Nord, assieme alla prima giornata e alla prima notte navigata lungo il fiume, sono stati assoluti protagonisti di questa regata: “Il fiume San Lorenzo è stato difficile – racconta Luca Rosetti – il poco vento, le correnti, l’area di regata molto stretta sono stati ingredienti decisivi: la qualità dei regatanti era altissima, non potevi perdere nemmeno per un secondo la concentrazione”.
“La scelta di andare a Nord dopo Terranova – ricostruisce Pablo Santurde del Arco – è stata probabilmente un errore, ma quello che mi è davvero piaciuto è che non ci siamo arresi e abbiamo ricostruito miglio dopo miglio la nostra posizione”.
In questa prova la componente psicologica è stata importantissima, soprattutto quando i modelli di simulazione della regata davano un ritardo potenziale di addirittura 400 miglia sul primo, mentre in mare le miglia effettive di ritardo erano già 240. “Non ci siamo arresi, abbiamo trovato una depressione che si stava formando – commenta Alberto Bona – e l’abbiamo cavalcata rimettendoci in gioco”.
Nel frattempo, il Grande Nord ha regalato panorami inediti, una nuova esperienza in un mare quasi ghiacciato e pieno di vita: la discesa al Sud è stata accompagnata da decine di balene pilota, che giocavano con le onde create dai velisti. Nell’evocare il ricordo, c’è un lampo negli occhi di Alberto Bona, il ricordo di qualcosa di unico, che è già diventato esperienza, un rimando a quel mare di ghiaccio, un “non avevo mai navigato così a Nord” che rappresenta un nuovo tassello nella storia del Class40 IBSA e dei suoi uomini.